In una nota la tifoseria organizzata del Genoa spiega le ragioni che l'hanno
portata ad essere solidale con la protesta promossa dagli ultras di Milan ed
Inter circa la chiusura delle curve e degli stadi per i cori di "discriminazione
territoriale".
In certi casi l’essere ultras è l'unica cosa che ci accomuna,
ma i nostri ideali bastano e avanzano per poter e DOVER prendere una posizione,
che naturalmente è quella dalla parte di chi subisce decisioni al limite
dell’assurdo, siano essi Napoletani o Milanisti, perchè i fatti di questi giorni
vanno oltre i colori: colpiscono noi persone, noi tifosi, al di la
dell’appartenenza calcistica. Vogliono fermarci, vogliono zittirci, hanno
provato a colpire direttamente su di noi ma questo non ci fermerà mai, allora
iniziano a colpire le nostre curve, provano a disgregarci, ad allontanarci, ed
anche se questo non basterà, non si può continuare a rimanere cechi davanti a
un’autorevole ed errata interpretazione delle leggi. Se rimaniamo in silenzio,
un giorno adotteranno la loro personalissima” interpretazione delle leggi anche
sui singoli cittadini, e allora il nostro atteggiamento potrà essere ridotto
solamente all’omertà, e questo non possiamo accettarlo.
Stanno distruggendo
il nostro mondo, ieri le trasferte, gli striscioni, oggi non siamo più liberi
nemmeno di cantare cori e sfottò, che nel calcio esistono da quando esiste il
calcio. Vorremmo chiedere dove sta l’insanità nel prendere in giro l’avversario?
Vogliamo davvero credere a tutti i perbenisti e moralisti che affollano il
nostro paese? Il marcio, se vogliamo, sono proprio loro che sollevano polveroni
inutili pur di distogliere l’attenzione dai tanti e reali problemi che abbiamo
in Italia. Riteniamo opportuno informare che noi Genoani non siamo rimasti
immuni da decisioni assurde prese dalla stessa Procura Federale che ci ha
vietato, senza alcun valido motivo, l’utilizzo di tamburi e megafoni,
limitandoci nell’esternare al meglio la nostra passione. Se lo sfottò offende,
qual è l’accusa al tamburo? Dobbiamo restare tutti uniti se crediamo ancora in
questo mondo che ci vogliono distruggere e per cui continueremo a lottare, fino
alla fine".
"Arrivati al punto di non ritorno - conclude il comunicato della
Gradinata Nord - ora diciamo basta e pur di difendere la nostra passione e i
nostri ideali siamo disposti a tutto, trasferendo il nostro dissenso nelle
strade. Mai un passo indietro, fino all'ultimo uomo".
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