Ci sono vuoti che fanno silenzio e vuoti che assordano. E quel vuoto lì, quel
vuoto dietro alla panchina del Varese, è un vuoto che fa male: è il vuoto
dell’Alfredo, perché quello è sempre stato il suo posto.
Lui non c’è da un pezzo: costretto a casa sua durante le partite del suo Varese, come chiuso in gabbia lontano da ciò che ama di più al mondo.
Costretto a casa, semplicemente perché non si riesce a portarlo allo stadio: manca il mezzo idoneo e forse, chissà, manca anche la voglia di sbattersi per lui che del Varese è il primo tifoso. Un vuoto inaccettabile che fa male a tutti quelli che hanno sempre avuto il Varese nel cuore: infatti a mobilitarsi sono stati i ragazzi della curva.
Già: proprio loro, quelli brutti e cattivi che tutti sono pronti a criticare quando fanno qualche casino di troppo, e che questa volta si sono messi in gioco per amore.
Durante la partita con il Pescara è venuto su uno striscione che da solo diceva tutto: “Alfredo biancorosso vero, subito al suo posto” e lo stadio è saltato su ad applaudire rispondendo a un segnale venuto dal cuore. Perché tutti quelli che vanno al Franco Ossola conoscono l’Alfredo. Poi i ragazzi della curva - sempre loro, sempre loro - hanno voluto fare di più: perché a parlare son buoni tutti. E allora hanno deciso di darsi da fare, di mettersi in gioco: di riportare l’Alfredo al suo posto.
«Se serve, se possiamo, andiamo a prenderlo noi: facciamo i turni, ci organizziamo. Ma lui deve tornare allo stadio perché non c’è Varese senza l’Alfredo: da quando siamo bambini lo vediamo qui, oppure in centro che spinge la sua carrozzina. Lui è il Varese». Tutto vero: applausi, ragazzi. Tutte queste cose le hanno dette al Confa, perché sanno che il migliore amico dell’Alfredo è lui: e mentre gliele dicevano gli hanno consegnato la maglia di Corti perché la portasse al primo tifoso del Varese.
Il Confa, ieri mattina, è andato a casa dell’Alfredo e l’ha trovato lì: seduto sulla sua poltrona, con addosso una maglia biancorossa (quella che era stata realizzata per la promozione in C1).
E quando l’Alfredo ha capito cosa stava succedendo, quando ha capito che la maglia di Corti era per lui e quando ha capito che qualcuno aveva deciso di riportarlo allo stadio, è andato letteralmente fuori di testa.
Bello, bellissimo: è di storie così che abbiamo bisogno, per continuare a fidarci del mondo.
E allora alla prossima partita in casa (martedì 24 settembre, ore 20:30) ogni cosa tornerà al suo posto: e prima di applaudire Pavoletti e Neto, la gente di Varese applaudirà l’Alfredo.
Lui si limiterà a sorridere come sa fare, e a fare il tifo a modo suo: certo che se potesse volerebbe fin sotto la curva e li abbraccerebbe uno a uno, quei ragazzacci. Perché se l’Alfredo è tornato, è solo merito loro.La Provincia di Varese
Lui non c’è da un pezzo: costretto a casa sua durante le partite del suo Varese, come chiuso in gabbia lontano da ciò che ama di più al mondo.
Costretto a casa, semplicemente perché non si riesce a portarlo allo stadio: manca il mezzo idoneo e forse, chissà, manca anche la voglia di sbattersi per lui che del Varese è il primo tifoso. Un vuoto inaccettabile che fa male a tutti quelli che hanno sempre avuto il Varese nel cuore: infatti a mobilitarsi sono stati i ragazzi della curva.
Già: proprio loro, quelli brutti e cattivi che tutti sono pronti a criticare quando fanno qualche casino di troppo, e che questa volta si sono messi in gioco per amore.
Durante la partita con il Pescara è venuto su uno striscione che da solo diceva tutto: “Alfredo biancorosso vero, subito al suo posto” e lo stadio è saltato su ad applaudire rispondendo a un segnale venuto dal cuore. Perché tutti quelli che vanno al Franco Ossola conoscono l’Alfredo. Poi i ragazzi della curva - sempre loro, sempre loro - hanno voluto fare di più: perché a parlare son buoni tutti. E allora hanno deciso di darsi da fare, di mettersi in gioco: di riportare l’Alfredo al suo posto.
«Se serve, se possiamo, andiamo a prenderlo noi: facciamo i turni, ci organizziamo. Ma lui deve tornare allo stadio perché non c’è Varese senza l’Alfredo: da quando siamo bambini lo vediamo qui, oppure in centro che spinge la sua carrozzina. Lui è il Varese». Tutto vero: applausi, ragazzi. Tutte queste cose le hanno dette al Confa, perché sanno che il migliore amico dell’Alfredo è lui: e mentre gliele dicevano gli hanno consegnato la maglia di Corti perché la portasse al primo tifoso del Varese.
Il Confa, ieri mattina, è andato a casa dell’Alfredo e l’ha trovato lì: seduto sulla sua poltrona, con addosso una maglia biancorossa (quella che era stata realizzata per la promozione in C1).
E quando l’Alfredo ha capito cosa stava succedendo, quando ha capito che la maglia di Corti era per lui e quando ha capito che qualcuno aveva deciso di riportarlo allo stadio, è andato letteralmente fuori di testa.
Bello, bellissimo: è di storie così che abbiamo bisogno, per continuare a fidarci del mondo.
E allora alla prossima partita in casa (martedì 24 settembre, ore 20:30) ogni cosa tornerà al suo posto: e prima di applaudire Pavoletti e Neto, la gente di Varese applaudirà l’Alfredo.
Lui si limiterà a sorridere come sa fare, e a fare il tifo a modo suo: certo che se potesse volerebbe fin sotto la curva e li abbraccerebbe uno a uno, quei ragazzacci. Perché se l’Alfredo è tornato, è solo merito loro.
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