mercoledì 4 dicembre 2013

I tifosi del Trapani invadono Milano, in 2.500 a per la sfida all'Inter

L'ESODO dei trapanesi a San Siro profuma di antico. Di passione vera, di erba appena rasata, di cortili in cui si gioca a pallone. Della fantasia che sprigionava l'ascolto di "Tutto il calcio minuto per minuto". I padri salgono sull'aereo con i figli, per una volta non si preoccupano dei giorni persi a scuola. E sono gli insegnanti che chiedono agli alunni: "Vai a Milano?".

Viene voglia di credere che il destino abbia atteso l'invenzione dei voli low-cost per progettare l'esistenza di un Inter-Trapani. Difficile fare numeri precisi: sui blog si parla di 1.700 biglietti venduti in provincia di Trapani, a cui andranno aggiunti i sostenitori granata trapiantati al Nord da decenni, per una volta orgogliosi della propria città. In totale saranno in 2.500.

Sarebbe, però, riduttivo metterla sul piano del calcio che riscatta il disagio sociale e l'emigrazione. È un canovaccio emotivo che non funziona, non spiega in maniera esaustiva lo stato d'animo di un'intera città. È più di un sogno, più di un evento. Più della semplice immaginazione. Tutto è nuovo, unico, eccitante. I giornalisti che seguiranno il Trapani si domandano sempre le stesse cose: "Sei accreditato? Sei mai stato a San Siro? Vai con tuo figlio?". Una sbornia gentile, un'ubriacatura d'infanzia che coinvolge soprattutto i quarantenni e i cinquantenni.

Il fascino del pallone che supera se stesso, che alimenta i tratti più morbidi del carattere. Tutto sull'onda di novanta minuti da vivere, sognare, raccontare. C'è sempre un parente, da quelle parti, a cui chiedere di essere ospitati, prima dell'appuntamento a piazza Duomo. "Ci vediamo tra le quattro e le sei del pomeriggio e andiamo tutti compatti allo stadio" fanno sapere i tifosi della curva, che di trasferte ne hanno fatte tante.
Pure loro passati da Favara a Milano in pochi anni.

Immancabile il commento di Nino Daì, da Gibellina, l'unico calciatore granata che ha compiuto per intero
la scalata dall'Eccellenza alla serie B con questa maglia. "Non avrei mai pensato di poter vivere una cosa del genere. So soltanto  -  rivela  -  che lunedì leggevo sul giornale i risultati del campionato di Eccellenza, con le squadre contro cui giocavo fino a qualche anno fa. E mi ripetevo che mi aspettava l'Inter". Il bello è che per proteggere i titolari dalla stanchezza, in vista della gara di sabato contro il Cittadella, Boscaglia potrebbe anche dargli una maglia da titolare.

Tutti su voli diversi, da Trapani e da Palermo: ognuno con il suo pacchetto di speranze e incredulità. Si gioca con le parole: prendere un caffè insieme a Milano, prima di andare alla partita, è diventato un vezzo. Viene fuori l'anima più nobile e garbata della provincia. L'unica cosa di cui non si parla affatto è della partita. Il pensiero che trapela sottovoce è univoco: "Loro non si aspettano la velocità di Mancosu ". C'è sempre uno pronto a rispondere, dall'altra parte del bancone del bar: "Mazzarri si è visto le cassette, lo sa che se Mancosu parte, non lo ferma nessuno. Il massimo sarebbe solo fare un gol. Non ci illudiamo ".

Ma quale illusione: qui siamo quasi all'illusionismo, al coniglio che la vita ha tirato fuori dal cilindro, all'angolo del luna park che riserva sorprese, caramelle e zucchero filato. C'è, poi, il popolo della tv, la maggioranza, per lo più silenziosa. Quelli che rimarranno a casa. Quelli che in queste ore
sono più riservati. Quelli che non possono lasciare il lavoro, che hanno una impegno improrogabile, che so-
gneranno a occhi aperti di essere lì. Il fascino del pallone invade i divani e i salotti, lascia spazio alla fantasia.

Questa sera accenderanno Raidue. Sì, Raidue, in prima serata, alle 21. A guardare Boscaglia, Ciaramitaro, Nordi, Pirrone. A godersi le luci della ribalta che piombano su una squadra con le maglie granata e su un'intera città.

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